Tecnologia Aliena e Potere Finanziario: IL VIDEO ESCLUSIVO DI UN RECUPERO UAP

Jacob Barber, un ex aviere delle forze speciali dell’Aeronautica USA, si è recentemente presentato pubblicamente come whistleblower nel campo dei fenomeni aerei non identificati (UAP). Ha dichiarato di aver servito per anni, anche in modo non ufficiale, in un programma segreto di recupero di velivoli di origine non umana, lavorando sia per il governo statunitense che nell’ambito dell’intelligence. 

NewsNation, nota emittente televisiva e giornalistica statunitense, ha recentemente pubblicato un articolo contenente un’intervista esclusiva a Jake Barber, arricchita dalle indagini condotte sulla sua figura e da un video che mostrerebbe un recupero UAP a dir poco sorprendente.

“Ci troviamo in un momento straordinario della storia umana, in cui è evidente che esistono oggetti che volano nei nostri cieli che non riusciamo ancora a comprendere. Questo è solo uno degli aspetti su cui sto offrendo informazioni in modo esclusivo,” ha dichiarato Barber.

È evidente che le dichiarazioni e le testimonianze rese dall’ex aviere, che a breve andremo ad approfondire, contengono elementi di grande rilievo, eppure sono affiancati da dettagli che sollevano importanti interrogativi e ci invitano a formulare un’attenta riflessione. 

Con ogni probabilità, ci troviamo di fronte alla consueta strategia di divulgazione controllata, in cui verità autentiche vengono sapientemente mescolate ad affermazioni assurde, con l’intento di disorientare l’opinione pubblica e guidare in modo sottile la percezione collettiva. Tuttavia, al di là delle manipolazioni e delle distorsioni, un dato appare ormai incontrovertibile. La realtà extraterrestre sta progressivamente emergendo come una possibilità concreta e si fa sempre più strada nella coscienza delle persone.

LE DICHIARAZIONI DI BARBER

Come dicevamo, Jacob Barber è un ex aviere delle forze speciali dell’Aeronautica USA, noto per essere recentemente emerso come whistleblower nel campo dei fenomeni aerei non identificati (UAP). Ha dichiarato di aver servito per anni, anche in modo non ufficiale, in un programma segreto di recupero di velivoli di origine non umana​ e che ha partecipato al recupero di almeno due velivoli anomali: uno a forma di “uovo” bianco (circa 6 metri, privo di motore e di firma termica) e un altro definito “eightgon” (disco con otto sezioni)​.

Le sue credenziali militari sarebbero state verificate dalla stessa NewsNation. Barber avrebbe infatti lavorato come meccanico aeronautico nell’USAF alla fine degli anni ’90, venendo poi reclutato nelle operazioni speciali (Combat Control). In seguito, avrebbe operato anche in veste non ufficiale per il Dipartimento della Difesa e la Comunità d’Intelligence.

Negli ultimi anni, diverse figure di spicco hanno già sostenuto l’esistenza di un programma segreto del governo dedicato al recupero di UAP, un’operazione che si sarebbe protratta per decenni. Tra questi David Grusch, ex funzionario dell’intelligence statunitense, il quale ha testimoniato davanti al Congresso degli Stati Uniti, affermando che, da decenni, il governo possiede e studia materiali di origine non umana, provenienti da veicoli spaziali precipitati. Tuttavia, Grusch ha precisato di non aver mai avuto accesso diretto a tali programmi, ma di aver ricevuto queste informazioni da fonti interne altamente affidabili.

Allo stesso modo, Luis Elizondo, ex direttore del programma del Pentagono noto come “Advanced Aerospace Threat Identification Program” (AATIP), ha confermato pubblicamente, anche davanti al Congresso degli Stati Uniti, l’esistenza di indagini governative sul fenomeno UAP. È inoltre intervenuto in numerose interviste e apparizioni pubbliche, tra cui quelle a “60 Minutes” e al “New York Times”, precisando però di non aver mai preso parte direttamente a operazioni di recupero di velivoli non convenzionali.

A sinistra David Grush, a destra Luis Elizondo

Barber, tuttavia, rappresenta un caso diverso. A differenza di Grusch ed Elizondo, egli non si é limitato a riferire informazioni ricevute da terzi, ma ha affermato di essere stato parte attiva di questo tipo di programmi. Secondo quanto sostiene, avrebbe infatti lavorato direttamente con veicoli spaziali di origine non terrestre per anni, partecipando ad operazioni di recupero e studio di tali tecnologie avanzate. 

Barber, un informatore affidabile?

NewsNation ha riferito di aver condotto un’approfondita verifica dei registri di Jacob Barber, confermando che negli anni ’90 prestò servizio come aviatore nell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti, specializzandosi come meccanico aerospaziale. Tuttavia, la sua carriera non si limitò a questo ruolo. Grazie alle sue capacità, fu infatti selezionato per entrare a far parte delle operazioni speciali dell’Air Force, in particolare nell’unità d’élite nota come “Combat Control”.

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Questo reparto, altamente selettivo, è responsabile di operazioni critiche in scenari di guerra e missioni segrete, richiedendo ai suoi membri una preparazione estrema in molteplici discipline operative. Barber non fece eccezione. Dopo la sua formazione, divenne pilota di elicotteri, paracadutista in caduta libera, tiratore scelto esperto e specialista nelle operazioni di infiltrazione e ricognizione avanzata.

Nel corso della sua carriera, fu assegnato a missioni di alto profilo, tra cui il supporto presidenziale, operazioni che coinvolgevano direttamente la protezione e la logistica per il Commander-in-Chief. Il suo talento lo rese un elemento prezioso, tanto da essere impiegato in scenari internazionali di grande rilievo. Fu operativo nei Balcani durante la guerra in Bosnia, un periodo in cui svolse compiti classificati che gli valsero un premio per l’eroismo. Il suo coinvolgimento in operazioni strategiche gli permise di ottenere un nulla osta di sicurezza top-secret della NATO, un permesso che gli avrebbe permesso l’accesso a informazioni riservate di altissimo livello.

Tuttavia, la sua carriera prese una svolta ancora più interessante quando lasciò il servizio ufficiale per continuare a operare nell’ombra. Secondo le informazioni raccolte, Barber proseguì il suo lavoro in veste non ufficiale per il Dipartimento della Difesa e la Comunità dell’Intelligence, operando su progetti altamente riservati. È in questo contesto che, secondo le sue affermazioni, entrò a far parte di un programma segreto dedicato al recupero e allo studio di tecnologie di origine non terrestre.

Oltre a verificare la sua documentazione ufficiale, NewsNation ha contattato tre ex operatori delle forze speciali, i quali avrebbero confermato le credenziali di Jacob Barber, la sua esperienza e il suo coinvolgimento in operazioni altamente riservate.

Tra i suoi più accesi sostenitori spicca il colonnello John Blitch, una figura leggendaria nel mondo militare, spesso definito un “guerriero rinascimentale” per la sua combinazione unica di esperienza sul campo e competenze accademiche. Un veterano delle operazioni speciali, scienziato e innovatore, con un dottorato in psicologia e una lunga carriera nella ricerca militare e tecnologica.

Nel corso della sua carriera, Blitch ha servito come cecchino d’élite nella Delta Force, un’unità delle forze speciali tra le più segrete e letali al mondo. Tuttavia, il suo ruolo andava ben oltre le operazioni di combattimento. È stato tra i pochi uomini nella storia a detenere il potere di decidere sul destino dell’umanità, avendo comandato un battaglione di armi nucleari, con l’autorità e la responsabilità di attivare testate strategiche in scenari di guerra.

Dopo aver lasciato il servizio attivo, il colonnello Blitch ha continuato a operare nel settore della ricerca militare avanzata, lavorando a progetti pionieristici nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale applicata alla difesa. Il suo coinvolgimento diretto in ambiti tecnologici di frontiera gli ha permesso di accedere a informazioni riservate su sistemi d’arma sperimentali e potenziali minacce aeree non convenzionali.

Una voce, quindi, di grande autorevolezza, che non solo conferma le dichiarazioni di Jacob Barber, ma le rafforza ulteriormente. Secondo Blitch infatti, che come detto ha avuto accesso diretto a informazioni altamente classificate, gli Stati Uniti hanno effettivamente recuperato veicoli di origine non terrestre, e hanno studiato per decenni la loro tecnologia.

E come lui sostiene, il tutto avvolto in un silenzio operativo impenetrabile.

E, a ben vedere, nulla di nuovo. L’ennesima testimonianza che parla del solito sistema di compartimentazione informativa, calibrato per impedire qualsiasi fuga di notizie non autorizzata. Una macchina perfettamente oliata, costruita per proteggere segreti strategici e mantenere il controllo su informazioni potenzialmente destabilizzanti.

Chi conosce i meccanismi del potere sa bene che questo schema si ripete da decenni. Verità scottanti, occultate dietro la sicurezza nazionale, affidate a una ristretta cerchia di individui e tenute lontane dalla coscienza pubblica con la complicità di istituzioni, media e apparati industriali.

Il primo incontro di Barber con l’intelligenza non umana

Per Jacob Barber, il punto di svolta nella sua carriera e nella sua vita avvenne intorno all’11 settembre 2001, un evento che sconvolse profondamente non solo gli Stati Uniti, ma anche il suo stesso percorso professionale e umano, segnandolo in modo irreversibile.

“Tutto è cambiato per me in quel periodo”, racconta Barber. “Ho lasciato l’Air Force e sono stato inviato in California per creare una base di copertura come appaltatore indipendente. Questo mi avrebbe permesso di continuare a servire, ma in una veste completamente diversa. Ciò che accadde dopo segnò il mio ingresso in un mondo che mi avrebbe portato direttamente a confrontarmi con la realtà degli UAP.”

Secondo Barber, questa nuova fase della sua carriera non era semplicemente un cambio di incarico, ma un passaggio in un ambito altamente classificato, in cui le operazioni non erano più sotto il diretto controllo della catena di comando militare convenzionale. Entrò a far parte di una rete di specialisti, ingegneri e operatori addestrati per gestire missioni di recupero di velivoli precipitati in strutture di test segrete situate nel deserto. 

Secondo quanto da lui stesso affermato, molte delle operazioni legate agli UAP non erano gestite direttamente dal governo, ma delegate a aziende private e appaltatori della difesa, che avrebbero ricoperto un ruolo centrale nel custodire, studiare e sviluppare le tecnologie recuperate. Uno schema operativo, secondo lui, che avrebbe consentito di aggirare i meccanismi di trasparenza e controllo democratico, rendendo l’accesso alle informazioni estremamente limitato, persino a funzionari di alto livello.

“Gran parte delle operazioni che svolgevamo avvenivano in quello che chiamo ‘il poligono’, un’area dove il governo degli Stati Uniti, insieme ai suoi partner privati, conduceva test avanzati su sistemi d’arma e valutava la resilienza di determinati velivoli a tali sistemi.”

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“Lavorando lì, ho visto molte cose che sfidavano la logica e la tecnologia umana. Ci trovavamo a dover recuperare e analizzare oggetti che semplicemente non rientravano nelle nostre conoscenze aerospaziali tradizionali. Oggetti con proprietà anomale, materiali di origine sconosciuta e tecnologie che sembravano appartenere a un’altra civiltà.”

UAP, appaltatori privati, governo americano e ingegneria inversa

Insomma, come già accennato, si tratta di una prassi tutt’altro che nuova, già confermata da numerose altre voci autorevoli nel panorama della divulgazione UAP, oltre ai noti casi di Lue Elizondo e David Grusch. Tra queste spicca il Dr. Steven Greer, fondatore del Disclosure Project, che ha raccolto centinaia di testimonianze da ex militari e appaltatori della difesa, secondo cui alcune aziende private avrebbero avuto accesso a tecnologie non terrestri fin dagli anni ’50. A rafforzare questo quadro c’è anche il colonnello John Alexander, ex ufficiale delle forze speciali e insider del Pentagono, che ha più volte parlato dell’esistenza di gruppi ristretti e compartimentati, operanti sotto copertura e capaci di gestire informazioni altamente classificate, del tutto fuori dal controllo delle istituzioni ufficiali.

A sinistra Steven Greer, a destra John Alexander

Senza dimenticare che, come ho riportato nel mio penultimo articolo, nel febbraio 2025 la società Tuttle Capital Management ha presentato una richiesta alla Securities and Exchange Commission (SEC) per lanciare un fondo di investimento denominato “Tuttle Capital UFO Disclosure AI Powered ETF”. Si tratta di un fondo mirato a investire in aziende potenzialmente coinvolte nello sviluppo di tecnologie avanzate legate agli UFO, con particolare attenzione ai gruppi aerospaziali e agli appaltatori della difesa che gestiscono programmi di ricerca e sviluppo associati a tecnologie classificate.

Ovviamente, quali siano esattamente le aziende coinvolte non ci è dato saperlo con certezza. Tuttavia, è noto che diverse imprese del settore aerospaziale e della difesa sono state frequentemente associate a tali attività da figure di spicco in ambito militare e governativo. Tra queste figurano Lockheed Martin, Northrop Grumman e Raytheon.

Ciò che perciò emerge con chiarezza da questo quadro è che la gestione del fenomeno UAP non è soltanto una questione di sicurezza nazionale, ma un fattore strategico che coinvolge interessi economici privati, reti di potere parallele e un sistema di segretezza istituzionalizzata che elude deliberatamente i meccanismi democratici. Questo rende particolarmente problematico il rapporto tra verità e narrazione pubblica, in un contesto dove le informazioni vengono filtrate, selezionate o occultate in base a logiche che non rispondono al bene comune, ma a obiettivi di controllo, sviluppo tecnologico e dominanza geopolitica.

L’inizio delle anomalie per Barber

Secondo le sue stesse dichiarazioni, Barber sarebbe stato reclutato come pilota di elicotteri e avrebbe fatto parte di una squadra altamente specializzata, incaricata del recupero di velivoli precipitati in una struttura di test segreta situata in una remota area desertica.

“Gran parte del nostro lavoro si svolgeva in quello che io chiamo ‘il poligono’”, ha spiegato. “Un’area riservata in cui il governo degli Stati Uniti, in collaborazione con aziende private, sperimentava tecnologie all’avanguardia. Qui venivano testati nuovi sistemi d’arma e valutata la resistenza di determinati velivoli a tali sistemi. Era un ambiente estremamente dinamico, e si poteva assistere a fenomeni davvero insoliti.”

Fu proprio in quel contesto che Barber iniziò a notare eventi inspiegabili.

“Là fuori, succedono sempre cose interessanti”, ha raccontato. “Oggetti che compaiono e scompaiono improvvisamente dalla visuale. Strutture che sembrano dissolversi per poi riapparire. Velivoli che si muovono a velocità incredibili, senza produrre alcun rumore o spostamento d’aria. Cose che cambiano colore, forma, dimensione davanti ai nostri occhi.”

“Sapevamo che si trattava di velivoli classificati”, ha dichiarato. “Il nostro compito era recuperarli e riportarli nei siti preposti per il loro studio.”

Ma ciò che lo colpì più di ogni altra cosa fu la natura di questi oggetti. “Bastava osservarli per rendersi conto che erano qualcosa di straordinario, qualcosa che non apparteneva alla nostra tecnologia umana”, ha detto.

Barber ha inoltre detto di ricordare con estrema lucidità il suo primo incontro ravvicinato con un oggetto che sfidava ogni spiegazione logica.

“Ero in volo, pilotavo un elicottero e operavo con una linea lunga di circa 150-200 piedi (circa 45-60 metri). A un certo punto, mi trovai a meno di 150 piedi da un oggetto a terra”, ha raccontato.

“Davanti a me c’era un uovo. Un uovo bianco”, ha rivelato. “Non aveva motori visibili, nessuna apertura, nessuna struttura aerodinamica convenzionale. E soprattutto, non emanava alcuna firma termica.”

“L’ho osservato attraverso i visori a infrarossi, poi ho abbassato gli occhiali e l’ho guardato direttamente. L’ho esaminato in diversi modi. E non c’erano dubbi: quello che stavo vedendo non era qualcosa di costruito da mani umane.”

“Sapevamo tutti che avevamo a che fare con qualcosa di straordinario,” ha affermato Barber. “Non era come nulla che avessimo mai visto prima.”

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Secondo Barber inoltre, l’oggetto sembrava completamente intatto, privo di segni di impatto o danni strutturali, e appunto appariva come “metallico e bianco perlaceo”, con dimensioni comparabili a quelle di un SUV. Eppure, come lui stesso ha affermato, non era solo la sua apparenza a renderlo insolito. La particolarità era la totale assenza di segni distintivi tipici della tecnologia aerospaziale umana. Nessun motore, nessuna apertura visibile, nessuna fonte di propulsione apparente e soprattutto non rispondeva alle leggi della fisica come le conosciamo.

La somiglianza con l’UFO “Tic Tac”

L’oggetto descritto da Jacob Barber ricorda effettivamente il celebre UFO a forma di “Tic Tac”, osservato il 14 novembre 2004 al largo della costa meridionale della California. In quell’occasione, il comandante David Fravor e altri piloti della Marina degli Stati Uniti riportarono l’avvistamento di un oggetto bianco, ovale, privo di ali, superfici di controllo e prese d’aria, che volava in modo erratico sopra il mare. Secondo le loro stime, il velivolo era lungo circa 12 metri e sembrava sfidare ogni logica aerodinamica conosciuta.

LINK video

L’incontro venne documentato in un video registrato da un aereo militare, noto come “FLIR1”, che fu reso pubblico il 16 dicembre 2017. Il filmato mostra un oggetto non identificato che compie manovre incredibili, impossibili da spiegare secondo le leggi della fisica tradizionale.

Secondo un’analisi forense condotta dalla Scientific Coalition for Ufology (SCU), l’oggetto avrebbe avuto una lunghezza compresa tra i 15 e i 18 metri ed era totalmente privo di componenti riconducibili a un velivolo convenzionale. Ciò che più sconcerta, tuttavia, è la performance tecnica dell’oggetto. Secondo le stime, il Tic Tac avrebbe raggiunto una velocità di circa 105.000 miglia orarie, ovvero oltre 200.000 km/h, con accelerazioni superiori a 12.000 g, ossia dodicimila volte la forza di gravità terrestre. Per dare un termine di paragone, un essere umano può sopportare un massimo di 9 g per pochi istanti prima di perdere conoscenza o morire.

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Valori del genere non sono solo incredibili, sono fuori scala. Per produrre un’accelerazione così estrema, sarebbe necessaria un’energia paragonabile a quella di una piccola esplosione nucleare tattica. Eppure, l’oggetto non mostrava alcun segno di stress meccanico, non produceva boom sonici, non lasciava alcuna scia di calore o vapore, e sembrava muoversi in totale assenza di resistenza aerodinamica. Come se agisse al di fuori delle leggi della fisica così come oggi le comprendiamo.

Un evento che rimane ancora senza una spiegazione ufficiale credibile, dove la risposta va cercata proprio nei tentativi sistematici di ridurre, deviare o distorcere il dibattito pubblico su questi fenomeni.

“Il nostro oggetto aveva molte di queste stesse caratteristiche,” ha detto Barber riferendosi al cosiddetto Ufo ‘Tic Tac’”. “Era sospeso, sembrava muoversi senza alcuna resistenza aerodinamica, e il modo in cui cambiava posizione era qualcosa che non riuscivamo a spiegare con le nostre conoscenze.”

A riguardo, NewsNation è entrata in possesso di un filmato che, secondo le fonti, sarebbe stato registrato durante una delle operazioni di recupero, il cui contesto ufficiale e la destinazione finale dell’oggetto restano per ora ignoti.

Le immagini, trapelate da fonti anonime, sarebbero state riprese da una telecamera montata sul ventre di un elicottero militare. Si vede chiaramente un oggetto a forma di “uovo”, stimato in circa sei metri di lunghezza, avvolto da una struttura di contenimento, mentre viene calato verso terra mediante un’apposita fune.

Girate in visione notturna, le riprese mostrano un oggetto dalla superficie liscia e uniforme, completamente privo di segni identificativi, aperture, finestrature o apparati di propulsione visibili. Durante l’ascesa, l’oggetto ruota leggermente su se stesso, riflettendo la luce infrarossa.

Il filmato, considerato tra i più nitidi mai documentati, sarebbe stato ottenuto da fonti militari anonime e potrebbe rappresentare una delle prove più concrete mai rese pubbliche in merito al recupero di un UAP.

Al momento non è giunta alcuna ufficializzazione da parte del governo, ma per ora il contenuto del filmato appare indubbiamente sorprendente. Qualora ne venisse accertata l’autenticità, il filmato costituirebbe una documentazione estremamente rilevante nel contesto della questione UAP.

Riportandovi qui sotto il video di cui appena discusso, rimaniamo in attesa di eventuali sviluppi futuri.

La conferma dell’intelligenza non umana (NHI) e il quadro legale

Barber ha poi sottolineato come la reazione della sua catena di comando e l’esperienza maturata sul campo abbiano lasciato poco spazio ai dubbi sulla vera natura degli oggetti con cui il suo team ha interagito.

“Vi dirò che, a causa della reazione della mia struttura di leadership e della mia esperienza di lavoro in quella veste, tutte le persone coinvolte erano convinte che ciò che stavamo vedendo e con cui avevamo a che fare fosse, in effetti, esotico nella sua origine,” ha dichiarato.

“Sarebbe stato trasferito in una struttura sicura, come avviene per tutti i materiali classificati. Ma il mio ruolo si conclude nel momento in cui consegno il carico. Da lì in poi, il destino dell’oggetto passa in mani diverse,” ha spiegato.

Ma il punto più rilevante delle sue rivelazioni riguarda una conferma ricevuta direttamente dai membri di alto rango della Task Force UAP.

“Vi dirò anche che durante questo processo, negli ultimi due anni, mi è stato confermato dai membri di rango della Task Force UAP che ciò con cui stavamo lavorando quella notte era, in effetti, NHI (Non-Human Intelligence).”

Questa dichiarazione di Jacob Barber risulta particolarmente significativa se inserita nel contesto legislativo attuale, poiché è lo stesso Congresso degli Stati Uniti ad aver ufficializzato l’esistenza dell’acronimo NHI, ovvero Intelligenze Non Umane, all’interno di una legge federale, approvata nel 2023 con il National Defense Authorization Act. In quel testo, il termine viene utilizzato esplicitamente per riferirsi a entità o tecnologie non riconducibili all’origine umana, sancendo di fatto una svolta epocale nella terminologia istituzionale sul fenomeno UAP.

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Eppure, di tutto ciò quasi nessuno ha parlato. I media mainstream lo hanno ignorato, i dibattiti pubblici lo hanno evitato, e la maggior parte della popolazione è rimasta del tutto inconsapevole.

Ovviamente nessuna svista, bensì una precisa strategia comunicativa. Si rende pubblica un’informazione scomoda attraverso un canale ufficiale, come appunto una legge federale, così da notificare tecnicamente la verità al popolo, senza però avviare alcuna discussione, senza contestualizzarla, e soprattutto senza amplificarla mediaticamente.

È un modello di rivelazione passiva, che ha il vantaggio di poter dire “ve lo avevamo detto” qualora, un giorno, la verità venga pienamente a galla. 

Uno schema che dimostra inesorabilmente come certe verità scomode vengano comunicate senza realmente essere rese note, e che fa parte di un disegno ben più ampio, ossia preparare il pubblico, ma senza scatenare il panico o compromettere l’ordine geopolitico ed economico attuale. La verità viene dosata, pilotata, e incasellata all’interno di una narrativa compatibile con gli interessi del potere dominante.

L’oggetto ottagonale

Oltre all’oggetto a forma di “uovo bianco perlaceo”, Barber racconta di aver avuto a che fare con un altro velivolo di natura anomala.

“C’era un altro oggetto. Uno era l’uovo, l’altro era quello che ho chiamato ‘l’ottagono’.”

Secondo la sua descrizione, l’oggetto ottagonale (che lui stesso chiama “eightgon”) aveva l’aspetto di un disco volante suddiviso in otto sezioni, chiaramente delineate se osservato dall’alto.

“E posso descriverlo così bene perché l’ho visto principalmente dall’alto, dato che ero al comando di un elicottero,” ha raccontato. “Abbiamo effettuato diversi recuperi con questi ottagoni. In questa particolare operazione, ce n’era più di uno che era riuscito a raggiungere il suolo.”

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Insomma, Secondo Barber si tratterebbe di operazioni di recupero ripetute, condotte in gran parte da unità specializzate legate al governo e ad appaltatori privati, condotte attraverso un programma strutturato e continuativo.

Un’esperienza sconvolgente e inspiegabile

Ma ciò che accadde dopo, come lui ha raccontato, avrebbe segnato uno dei momenti più intensi e profondi della sua vita.

“Mentre mi avvicinavo al sito del recupero, ho iniziato a sentirmi strano. C’era qualcosa di diverso nell’aria”, ha raccontato.

L’avvicinarsi all’oggetto sembrava generare un effetto emotivo travolgente, qualcosa di completamente inaspettato.

“Più mi avvicinavo, più l’emozione cresceva dentro di me. Mi sono sentito sopraffatto da un misto di sentimenti contrastanti: tristezza, gioia, meraviglia. Era come se la bellezza stessa si manifestasse in un modo che non avevo mai sperimentato prima. E poi… ho sentito delle melodie. Canzoni. Era tutto così intenso e travolgente”.

Barber sapeva di dover rimanere lucido, poiché stava pilotando un elicottero di notte, in un’area montuosa, in condizioni operative difficili.

“Eppure, in quel momento, ho iniziato a chiedermi: Cosa c’è che non va in me? Perché sto provando tutto questo?”

“L’esperienza non sembrava un semplice crollo emotivo, né un attacco di panico.”

“Non era una reazione psicologica ordinaria. Era qualcosa di diverso. Qualcosa che non riuscivo a spiegare. Non era paura, non era confusione. Era come se qualcosa, qualcosa di più grande di me, stesse cercando di comunicare con me a un livello che andava oltre le parole.”

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“Mi sentivo come se ci fosse qualcosa che mi legava”, ha raccontato. “Come se un’intelligenza invisibile si fosse sintonizzata su di me, sulla mia anima, e mi stesse offrendo una sorta di guida, facendomi comprendere l’importanza e la profondità di ciò che stavo vivendo. Era così intenso che non riuscivo a trattenermi, ho iniziato a piangere.”

Secondo Barber, questa sensazione non era mai accaduta prima nella sua vita, e ciò che la rendeva ancora più singolare era la natura dell’energia percepita.

“Era un’energia molto femminile”, ha spiegato. “Vi dirò che sembrava lo spirito di Dio, ma non in senso maschile. Non era un’anima nel senso religioso del termine, era qualcosa di più simile a una frequenza, un campo di energia con cui ero connesso.”

Ma l’elemento più sorprendente della sua testimonianza è il fatto che questa forza, qualunque essa fosse, non lo ha mai abbandonato.

“Qualunque sia stata quella forza che mi ha raggiunto quella notte, è rimasta con me. So che può sembrare folle, ma è ciò che mi guida ora, è ciò che mi protegge.”

Ebbene, a tal proposito è opportuno comprendere che l’idea che la presenza di questi oggetti possa influenzare lo stato emotivo o la percezione umana è stata già discussa in vari ambiti legati agli UAP. Alcuni rapporti di militari e civili parlano infatti di “effetti psicofisici inspiegabili” associati a questi fenomeni, suggerendo che possano interagire con la mente in modi che ancora sfuggono alla scienza convenzionale.

Le affermazioni di Barber sembrano essere quindi un’ulteriore testimonianza che va a rafforzare un’ipotesi sempre più fondata, ossia che gli oggetti volanti non identificati non sarebbero soltanto avanzati velivoli molto avanzati tecnologicamente, ma possiedono sorprendenti capacità di interagire direttamente con la coscienza umana. Questa prospettiva, ancora poco accolta in ambito accademico, è invece sostenuta da una crescente mole di esperienze e riflessioni maturate nel campo del contattismo e della ricerca psichica, dove il fenomeno UFO viene interpretato come un evento che tocca non solo la fisica, ma anche la dimensione spirituale ed evolutiva dell’essere umano.

Tra i pionieri che hanno approfondito scientificamente questa connessione troviamo lo psichiatra John Edward Mack, professore alla Harvard Medical School e premio Pulitzer, il quale condusse uno studio rigoroso su numerosi individui che dichiaravano di essere stati rapiti da entità extraterrestri. Al di là dell’evento in sé, ciò che Mack osservò fu il profondo impatto trasformativo che tali esperienze avevano sui soggetti: cambiamenti nella percezione del mondo, nell’identità, nella spiritualità e nel senso stesso della vita. Mack concluse che, pur sfuggendo ai parametri della logica ordinaria, queste esperienze erano percepite come assolutamente reali dai soggetti coinvolti, e i loro effetti erano tutt’altro che immaginari. Cambiavano radicalmente il modo di vedere il mondo, l’identità personale e il rapporto con la dimensione spirituale. Era come se l’incontro con l’entità protagonista dell’esperienza di contatto avvenisse soprattutto sul piano interiore che su quello fisico, lasciando un’impronta profonda e duratura sulla coscienza.

John Edward Mack

Uno dei primi a sostenere con forza questa visione fu Eugenio Siragusa, figura centrale del contattismo italiano del Novecento. Attivo sin dagli anni Cinquanta, Siragusa affermava di essere in contatto telepatico con entità extraterrestri di natura spirituale, che egli definiva i “Fratelli dello Spazio”. Secondo le sue testimonianze, questi esseri provengono da civiltà evolute, non solo dal punto di tecnologico, ma soprattutto sul piano etico e coscienziale, e comunicano attraverso frequenze psichiche e vibrazioni sottili, capaci di entrare in risonanza con l’anima umana.

Il contatto, spiegava Siragusa, non avviene principalmente a livello materiale, bensì attraverso un processo interiore che coinvolge la mente, il cuore e lo spirito. Il messaggio centrale di queste intelligenze era sempre lo stesso: giustizia, pace, fratellanza e preparazione al cambiamento planetario.

Siragusa sosteneva che l’umanità si trovasse in una fase critica di transizione, e che questi esseri stessero intervenendo, con discrezione ma con fermezza, per risvegliare le coscienze e orientare l’evoluzione collettiva verso un nuovo paradigma. Il vero contatto, diceva, non è quello con l’alieno esterno, ma con la parte divina dell’essere umano, capace di comprendere e accogliere realtà superiori.

Questa visione, in parte mistica, in parte cosmologica, ha trovato continuità in figure come Giorgio Bongiovanni, mistico, contattista ed erede spirituale di Siragusa, il quale oggi porta avanti lo stesso messaggio, ampliandolo alla luce degli eventi odierni.

A sinistra Eugenio Siragusa, a destra Giorgio Bongiovanni

In numerosi scritti e conferenze, Giorgio Bongiovanni ha ribadito che il vero contatto con queste intelligenze non avviene tramite la tecnologia o l’osservazione fisica, ma attraverso lo spirito, la coscienza e il pensiero. Gli UAP visibili, secondo la sua visione, non sono il fine, ma solo il mezzo, strumenti funzionali a un disegno evolutivo globale che punta al risveglio dell’umanità e al suo riavvicinamento a leggi cosmiche universali fondate su giustizia, amore e verità.

Bongiovanni sottolinea che questi esseri sono in contatto con l’umanità da secoli e che, come già affermato da Siragusa, queste entità non si limitano a osservare: comunicano, trasformano, guidano. Chi le incontra spesso riporta esperienze indelebili, cambiamenti profondi nel modo di percepire la realtà, e una nuova consapevolezza del proprio ruolo nel Cosmo.

Dati sensoriali illegali e video classificati

Jacob Barber ha raccontato che non solo il governo degli Stati Uniti, ma anche aziende private coinvolte in programmi segreti erano interessate alla fenomenologia dei cosiddetti UAP. Una delle missioni assegnate al suo team fu il recupero di “HVT” (obiettivi di alto valore), ossia laptop “Toughbook” contenenti materiale sensibile. “Il materiale presente riguardava dati dei sensori e video registrati illegalmente durante alcune operazioni. Alcuni di questi file potevano essere considerati classificati o incriminanti,” ha spiegato.

Dopo il recupero, il team scoprì che i dischi rigidi erano stati rimossi. Un’informazione li condusse a un lago isolato, dove trovarono i dischi nascosti in un contenitore d’acciaio a 25 piedi (8 metri) di profondità. “Qualcuno stava facendo un sacco di sforzi per nascondere queste cose,” dichiarò Barber. Ma fu la missione successiva a segnare una svolta inquietante. “Il nostro contatto di intelligence era cambiato, l’intelligence continuava a cambiare. Questo ha sollevato la mia preoccupazione,” raccontò. “Era chiaro che erano stati uccisi.”

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Barber cominciò a sospettare di essere stato incastrato. “Avevo la forte sensazione di essere in grave pericolo… stavamo per diventare la ‘mano nascosta’ pronta per essere mozzata.”

Convinto che qualcuno volesse farlo fuori, Barber decise di reagire. “Il sentiero mi ha portato fino ai livelli più alti.” In primavera, lui e il suo team si recarono a Washington D.C. per affrontare un alto funzionario implicato nella vicenda, qualcuno che, secondo Barber, aveva un ruolo diretto nelle operazioni coperte da segretezza. Secondo quanto ha raccontato, quel funzionario non fece nomi, ma lasciò intendere che dietro tutto ciò ci fosse una figura molto potente. Barber tentò anche un confronto con il capo della sicurezza della sua ex azienda aerospaziale. “Fondamentalmente mi ha detto di dimenticarlo,” riferì. “Era chiaro che voleva prenderne le distanze.”

Prima di congedarsi, però, quell’uomo gli lasciò un consiglio, un segnale su dove continuare a cercare. Come se, all’interno di quelle stesse strutture, esistessero persone che sanno la verità ma hanno troppa paura per esporsi.

Barber realizza che serve un cambiamento di strategia

Jacob Barber, come lui ha poi affermato, si sarebbe poi reso conto che la sua missione non riguardava più la difesa della sicurezza nazionale, ma era diventata parte di un sistema oscuro, dominato da interessi privati, militari e geopolitici, ben lontani dal bene collettivo. Ciò che avrebbe dovuto fare, a quel punto, non era più servire in silenzio, ma esporsi, cambiare completamente approccio e portare la questione fuori dal perimetro dell’Intelligence, verso l’opinione pubblica e le istituzioni.

“Avrei bisogno del Congresso, di finanziamenti e di quotarmi in borsa” ha infatti dichiarato Barber.

Fu così che quindi avrebbe deciso di coinvolgere direttamente il Congresso degli Stati Uniti, cercando protezione legale, finanziamenti e visibilità politica per dare legittimità alla propria testimonianza. 

Rivelazioni calibrate per rafforzare il sistema 

Eppure, sembra ripetersi la solita dinamica dell’eroe costruito ad arte, come nel caso di Luis Elizondo, che col tempo si è rivelato chiaramente non come un vero outsider, bensì un funzionario strategicamente incaricato di “rivelare” verità selezionate e confezionate all’interno di una narrazione funzionale agli interessi istituzionali.

Elizondo ha parlato apertamente di UAP, ma sempre sotto l’egida della “minaccia aliena”, enfatizzando il rischio invece dell’opportunità, alimentando la percezione di un pericolo esterno da fronteggiare con più tecnologia, più controllo, più investimenti militari. In pratica, non ha scardinato il sistema, lo ha rafforzato, camuffando il controllo come trasparenza.

Allo stesso modo, la testimonianza di Jacob Barber, per quanto articolata e d’impatto, solleva interrogativi simili. Una sua storia che, come vedremo nel prossimo capitolo, sembra seguire uno schema ormai collaudato, fatto di verità parziali, dettagli emotivi sapientemente calibrati, elementi tecnici, il tutto incastonato in una narrativa che affascina ma che soprattutto confonde e disorienta.

Anche la scelta di portare la questione davanti al Congresso potrebbe non essere un atto rivoluzionario, ma un passaggio strategico, utile a dare legittimità al racconto stesso. Non per abbattere il velo della segretezza, ma per renderlo “accettabile” agli occhi del pubblico, simulando un confronto democratico che, in realtà, resta confinato dentro i binari di un copione già scritto.

“Guerra tra UAP”: una tesi ridicola ma funzionale alla narrazione

Nell’agosto 2024, Jacob Barber ha poi affermato che, insieme al suo team “Skywatcher”, avrebbero condotto un’operazione utilizzando una cosiddetta “risorsa psionica”, ovvero una persona ritenuta capace di interagire con fenomeni non ordinari attraverso particolari abilità mentali extrasensoriali. L’obiettivo sarebbe stato quello di evocare un UAP.

Tuttavia, secondo quanto riferito da Barber, la missione avrebbe preso una piega del tutto imprevista. Durante l’operazione si sarebbe verificato un vero e proprio scontro nel cielo tra due UAP, una sorta di battaglia tra l’oggetto evocato dalla squadra e un secondo velivolo, descritto come un “UAP canaglia”, presumibilmente controllato da un’entità sconosciuta con intenti ostili.

“Crediamo che l’UAP evocato dal nostro team si sia trovato in guerra con un UAP canaglia”, ha dichiarato Barber. Secondo il suo racconto, l’evento si sarebbe manifestato pochi minuti dopo l’inizio dell’operazione, quando la “risorsa psionica” coinvolta nel tentativo di contatto mostrò improvvisa agitazione, esclamando: “Sta succedendo qualcosa, qualcosa non va. Portami fuori di qui.”

Inutile dire che l’idea che due UAP, teoricamente controllati da intelligenze superiori non umane, possano ingaggiarsi in uno scontro aereo, appare non solo altamente illogica, ma persino grottesca. Gli oggetti descritti nei più autorevoli avvistamenti, soprattutto quelli documentati in contesti militari ufficiali, non hanno mai evidenziato comportamenti apertamente ostili o aggressivi. Al contrario, la loro condotta ha sempre mostrato una logica evasiva, lontana dalle dinamiche belliche tipiche della mentalità umana.

Quella proposta è una narrazione che odora di fantascienza, una costruzione che solleva il legittimo sospetto di trovarsi davanti all’ennesimo racconto orchestrato, concepito per annebbiare la comprensione pubblica, alimentare ambiguità e mantenere il fenomeno UAP relegato in una zona d’ombra, sospesa tra realtà e finzione.
Così facendo, il pubblico viene confuso, destabilizzato, reso incapace di distinguere tra ciò che è autentico e ciò che è manipolato, mentre le informazioni davvero compromettenti e i reali responsabili rimangono al sicuro, protetti da un labirinto di speculazioni, abilmente costruito per deviare l’attenzione.

Si assiste così al solito e sofisticato gioco che consiste nel rivelare l’esistenza degli alieni, ma al contempo instillare dubbi, seminando l’idea che potrebbero rappresentare una minaccia. Una strategia ben collaudata che, come ormai è ben chiaro, serve a giustificare giustificare spese militari crescenti, rafforzare il controllo istituzionale, e perfino legittimare nuove politiche di sorveglianza globale, il tutto mascherato da un’apparente esigenza di sicurezza planetaria. Ed ecco che gli Extraterrestri diventano lo strumento perfetto per alimentare paura, deviare l’attenzione dalle vere dinamiche di potere e consolidare una narrazione funzionale agli interessi dominanti.

Il volto invisibile del potere mediatico

Alla luce delle dichiarazioni di Jacob Barber e dei finanziamenti della Tuttle Capital, che mostrano come la “rivelazione ufficiale” sia guidata da interessi economici, di potere e agende geopolitiche, e considerando la crescente legittimazione istituzionale del fenomeno alieno, è evidente la necessità di una riflessione ampia, lucida e strutturata.

Un’analisi che non si limiti al contenuto delle dichiarazioni, ma che indaghi il contesto che le genera, le filtra e le amplifica. Comprendere oggi il fenomeno UAP significa interrogarsi su chi guida la narrazione, con quali intenzioni e a vantaggio di chi.

Serve uno sguardo lucido, supportato da verifiche tecniche rigorose, capace non solo di approfondire il “caso Barber”, ma di collocarlo all’interno di un quadro più ampio, che coinvolga il ruolo dei media, dell’informazione e dei poteri che li controllano.

È essenziale rendersi conto infatti, che un’informazione davvero libera e indipendente appartiene ormai a un orizzonte quasi utopico. Oggi, ogni flusso informativo, in modo più o meno indiretto, è soggetto al denaro e agli interessi di chi detiene il potere. Questo è particolarmente vero per i grandi media, che non rappresentano affatto strumenti neutrali, ma sofisticati apparati di gestione del consenso, funzionali alle strategie del potere economico, politico e geopolitico globale.

È proprio in quest’ottica che ho deciso di indagare a fondo la struttura e i finanziamenti di NewsNation. E, com’era prevedibile, le conclusioni a cui sono giunto confermano pienamente queste dinamiche. Un’analisi attenta rivela che dietro l’apparente neutralità dell’emittente si cela un sistema mediatico perfettamente integrato nelle logiche di potere e controllo dell’informazione, un modello replicabile e replicato in gran parte del panorama mainstream.

Si, ne sono pienamente consapevole, ad oggi chi osa sollevare questi interrogativi viene troppo spesso bollato come “complottista”. Ma liquidare con leggerezza simili riflessioni è segno di una grave mancanza di strumenti critici e conoscitivi. Basterebbe approfondire con un minimo di onestà intellettuale e spirito d’indagine per cominciare a intravedere un quadro ben più complesso e articolato di quello che viene proposto quotidianamente all’opinione pubblica.

Viviamo in un’epoca dominata da preconcetti costruiti ad arte da coloro che controllano i principali canali dell’informazione. E quando anche il pensiero non è più libero, ma indirizzato, distorto, incanalato in schemi prestabiliti, finisce per diventare esso stesso uno strumento di potere, al servizio di logiche che nulla hanno a che fare con la verità.

NewsNation, Vanguard, BlackRock e il controllo silenzioso dell’informazione

NewsNation è un canale televisivo statunitense di proprietà della Nexstar Media Group, una delle principali realtà mediatiche degli Stati Uniti. Nexstar è una società pubblica, quotata al Nasdaq con il simbolo “NXST“, e secondo le informazioni disponibili online, non riceve finanziamenti diretti da parte del governo americano. Tuttavia, le sue entrate derivano in larga parte da capitali privati, provenienti da gruppi finanziari di enorme rilevanza che detengono quote significative della società.

Questo dato solleva interrogativi legittimi sull’effettiva indipendenza editoriale dell’emittente, che si presenta pubblicamente come neutrale e imparziale, ma che nei fatti è chiaramente soggetta all’influenza di particolari interessi economici e strategici. Infatti, sebbene Perry A. Sook, fondatore, presidente e CEO di Nexstar, possieda circa il 5,64% delle azioni della compagnia, i veri centri di potere risiedono nei colossi della finanza globale, in particolare The Vanguard Group e BlackRock Advisors LLC.

Ecco l’elenco dei principali azionisti di Nexstar:

  • The Vanguard Group: 10,03% delle azioni (3.110.185 azioni)
  • BlackRock Advisors LLC: 8,52% delle azioni (2.642.156 azioni)
  • Perry A. Sook: 5,64% delle azioni (1.749.151 azioni)
  • LB Hercules Holdings LLC: 4,79% delle azioni (1.484.299 azioni)
  • DFA Australia Ltd.: 4,07% delle azioni (1.261.565 azioni)

BlackRock, con oltre 10.500 miliardi di dollari in asset gestiti, è attualmente il più grande gestore patrimoniale del pianeta. I suoi legami diretti con governi, banche centrali, fondi sovrani e istituzioni globali ne fanno un attore di rilievo assoluto non solo in ambito finanziario, ma anche nella definizione delle narrative mediatiche e delle agende politiche internazionali.

The Vanguard Group, che gestisce oltre 8.000 miliardi di dollari, rappresenta l’altro colosso della finanza globale. Non solo figura tra i principali azionisti di BlackRock, esercitando così un doppio livello di influenza, ma possiede partecipazioni significative in tutte le principali reti mediatiche e piattaforme digitali del mondo. 

Tra queste: 

  • Google, Meta (Facebook e Instagram)
  • Amazon
  • Disney
  • Comcast (un colosso dell’intrattenimento che include la rete televisiva NBC)
  • Fox 
  • Warner Bros
  • Discovery
  • Paramount
  • New York Times

Ciò che è importante capire è che investitori come BlackRock e Vanguard non gestiscono direttamente le operazioni quotidiane di Nexstar (società proprietaria di NewsNation), ma detengono un’enorme influenza sulle sue decisioni strategiche, incluse quelle legate alle linee editoriali. Essendo tra i principali azionisti infatti, hanno la possibilità di influenzare la scelta del management, assicurandosi che ai vertici dell’azienda vi siano figure in linea con le loro visioni e i loro interessi economici e geopolitici.

Così facendo decidono sostanzialmente cosa viene pubblicato e cosa viene omesso, chi viene promosso o allontanato, quali temi devono essere enfatizzati e quali ridicolizzati o ignorati

E se si considera che l’influenza di Vanguard e BlackRock non si limita al campo dell’informazione, ma si estende anche al mondo politico, istituzionale ed economico, grazie alla loro capacità di spostare capitali tra aziende, settori o interi paesi, diventa evidente quanto il loro sia un potere reale e sistemico, capace di orientare decisioni governative, scelte legislative e strategie geopolitiche su scala globale.

In questo scenario, appare chiaro che l’alta finanza, disponendo anche di un’influenza diretta sul piano politico e istituzionale, possa servirsi dei media per consolidare il proprio dominio culturale, indirizzare l’opinione pubblica e modellare la narrazione globale secondo agende funzionali ai propri interessi di potere.

Insomma, NewsNation, come molte altre reti, è solo uno dei tanti tasselli di un mosaico molto più ampio, in cui è la finanza globale a dettare il ritmo, a selezionare le verità accettabili e a plasmare il pensiero collettivo secondo logiche funzionali a interessi specifici, spesso lontani anni luce da quelli del bene comune.

Una censura, dunque, che non si manifesta con il bavaglio esplicito, ma attraverso una gestione del consenso altamente raffinata, basata su meccanismi economici e sulla manipolazione selettiva della narrativa. 

In un contesto simile, l’informazione libera e indipendente viene relegata ai margini, mentre l’opinione pubblica viene lentamente educata ad accettare come “realtà” ciò che risulta funzionale agli interessi di chi controlla i flussi finanziari e mediatici del mondo.

Ecco perché, parlare oggi di indipendenza dell’informazione rischia di essere una pia illusione.

La rete invisibile tra media, difesa e tecnologie aliene

Ma c’è dell’altro. BlackRock, e in larga misura anche Vanguard, detengono partecipazioni rilevanti in alcuni dei principali colossi del settore militare e aerospaziale a livello globale. Tra questi figurano:

  • Lockheed Martin
  • Northrop Grumman
  • Raytheon Technologies (ora RTX Corporation)
  • General Dynamics
  • Boeing
  • Leidos

Esatto, si tratta esattamente delle stesse aziende più volte citate da informatori e whistleblower come direttamente coinvolte nei programmi di retroingegneria UAP e nella gestione riservata di tecnologie non terrestri.

Una sovrapposizione inquietante, che mostra come gli stessi colossi finanziari che controllano i media e le principali piattaforme informative siano anche profondamente integrati nei settori della difesa, della ricerca militare avanzata e dello studio sugli UAP.

Ovvio, quindi, che la narrazione ufficiale sul fenomeno UAP non possa essere considerata spontanea o imparziale, ma vada letta come il risultato di un progetto comunicativo strategico, orchestrato da coloro che detengono simultaneamente il controllo dell’informazione, della tecnologia e della finanza.

Perché tutto questo è rilevante per la narrazione UAP?

Comprendere chi controlla i media e quali interessi li finanziano è essenziale per interpretare in modo lucido e critico l’attuale impennata di attenzione pubblica verso il fenomeno UAP. La narrazione sugli UAP e sugli alieni non sta emergendo in modo spontaneo e trasparente, ma si presenta sempre più come una costruzione graduale e guidata, orchestrata per preparare l’opinione pubblica a una “rivelazione”, ma secondo una versione filtrata e distorta della realtà.

Come abbiamo visto, l’alta finanza in generale, grazie alla sua partecipazione nelle principali aziende mediatiche e tecnologiche globali, detiene un potere sistemico in grado di plasmare la narrazione globale. All’interno di questo schema, diventano non solo plausibili, ma perfettamente funzionali, scenari come la militarizzazione dello spazio, la costruzione di una nuova minaccia “non umana”, o persino la preparazione psicologica delle masse a un potenziale conflitto artificiale con entità extraterrestri.

Il racconto sugli UAP, dunque, non è solo informazione, ma un’operazione di ingegneria narrativa, in cui verità selezionate, omissioni strategiche e disinformazione si intrecciano con l’obiettivo di limitare il pensiero critico, disorientare il pubblico, e incanalare la coscienza collettiva verso una visione funzionale al potere costituito.

In questo quadro, sapere chi controlla l’informazione non è solo rilevante, è assolutamente necessario. Perché se davvero è in atto una “rivelazione”, è altrettanto fondamentale chiedersi chi la guida, con quali scopi e a quali condizioni. Solo così potremo distinguere ciò che è autentico da ciò che è costruito. Solo così potremo iniziare a comprendere davvero cosa si cela dietro il fenomeno UAP.

Se vogliamo dunque leggere con chiarezza ciò che accade, dobbiamo guardare oltre i comunicati ufficiali e i titoli sensazionalistici, e seguire il flusso del denaro, analizzando chi controlla l’informazione e chi finanzia le aziende coinvolte nei settori strategici della difesa e dell’aerospazio.

La presenza massiccia dei grandi azionisti sia nei grandi conglomerati mediatici che tra i principali appaltatori della difesa ci fornisce una chiave di lettura fondamentale. Non si tratta di una divulgazione libera, ma di una gestione controllata della narrativa. Una strategia sofisticata in cui informazione, tecnologia e finanza si intrecciano per indirizzare la percezione pubblica e consolidare un consenso costruito dall’alto.

Ecco perché la “divulgazione aliena” in corso non può essere accolta ingenuamente come un gesto di trasparenza. Al contrario, è necessario che venga analizzata criticamente nella sua dimensione economica, mediatica e geopolitica. Solo così potremo riconoscere ciò che serve al risveglio della coscienza collettiva, distinguendolo da ciò che invece mira a condizionarla, guidarla, e controllarla.

Sante Pagano, 14 Aprile 2025

PER APPROFONDIRE:

https://www.thebongiovannifamily.it/

https://www.piergiorgiocaria.it/it

“Le folle non hanno mai avuto sete di verità. Chi sa fornire loro illusioni, può facilmente diventare il loro padrone.”

Gustave Le Bon
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